
Come parlano gli adolescenti?
Il modo di parlare utilizzato dai ragazzi è per certi versi differente da quello degli adulti. L'emergere di alcuni tipi di comunicazione è, infatti, uno dei segni di transizione verso l'adolescenza, una fase caratterizzata da cambiamenti significativi a livello fisico, psicologico e sociale.
Gli adolescenti, per loro stessa natura egocentrici (nel senso che, in questa fase della vita, sono particolarmente concentrati su se stessi per cercare di comprendere la propria identità e di evolvere come individui), sono generalmente molto preoccupati per il loro aspetto estetico e per il loro comportamento, e sono in cerca di supporto e approvazione. Questa motivazione che li spinge si sviluppa spesso come una ricerca di conformità, che può estendersi dall'aspetto fisico al linguaggio. I ragazzi desiderano essere accettati dai loro coetanei e, di conseguenza, tendono ad adattare il loro modo di parlare a quello dei gruppi sociali a cui aspirano a appartenere.
Il linguaggio diventa, quindi, un mezzo cruciale sia per confrontarsi che per ricercare un legame sociale.
Le interazioni verbali non sono solo un modo per comunicare, ma anche un modo per costruire e rafforzare le relazioni. Durante questo processo, gli adolescenti usano la lingua come strumento per manifestare un'identità di gruppo, una forma di espressione che è spesso caratterizzata da codici e slang che possono sembrare incomprensibili agli adulti. Questo linguaggio distintivo non solo facilita l'identificazione tra pari, ma offre anche un senso di appartenenza e sicurezza all'interno del gruppo.
Vi è una tendenza nei giovani a coniare nuove parole e frasi, così come ad estendere i significati di altre parole e frasi in modi altamente connotativi e suggestivi. Questo fenomeno non è solo un'espressione creativa, ma anche un modo per rispondere a contesti sociali e culturali specifici. Le parole e le espressioni utilizzate dagli adolescenti possono riflettere le loro esperienze quotidiane, i loro interessi e le influenze dei media, creando così un linguaggio che è vivo e in continua evoluzione.
Inoltre, si è notata una tendenza nei giovani a intensificare gli indicatori di lingua, spesso accompagnandoli a complesse reazioni corporee. Durante i discorsi, i ragazzi utilizzano esclamazioni e interiezioni per enfatizzare i loro sentimenti e le loro emozioni, rendendo la comunicazione più dinamica e coinvolgente. Anche l'uso di parolacce può essere visto come una manifestazione di questa caratteristica, spesso utilizzate non solo per esprimere frustrazione o sorpresa, ma anche come una forma di ribellione o di affermazione di sé. Questi elementi linguistici contribuiscono a creare un’atmosfera vivace e interattiva, rendendo le conversazioni tra giovani molto più animate e partecipative rispetto a quelle tra adulti.
Parlare e comunicare con gli adolescenti da parte dei Terapeuti
I terapeuti chiaramente sono adulti, ma devono riuscire a mettere i giovani nella condizione di comunicare con loro. Gli psicologi, i counselor e i terapeuti in generale possono decidere di conformarsi in qualche modo allo stile comunicativo dell'adolescente, ma coerentemente con la propria personalità cosi da non sembrare falsi o fasulli. Per quanto concerne il vocabolario può essere utile per chi lavora con gli adolescenti imparare e in alcuni casi anche utilizzare questo tipo di espressioni verbali.
I giovani tendono poi ad affermare in modo chiaro ciò che gli piace e che invece non gli piace. Può essere utile da parte di chi lavora con loro esprimere francamente i propri gusti così da dimostrare rispetto, e da dimostrare allo stesso tempo al giovane che è accettato anche quando i gusti sono diversi dai propri.
A causa della fase evolutiva che porta a continue incertezze e dubbi su di sé e sul proprio comportamento, lodi e feedback positivi possono essere molto utili a rassicurare il giovane e contemporaneamente a dimostrare che si è ascoltato e compreso.
Gli adolescenti inoltre, quando parlano in gruppo, tendono a rivelare molto di sé, dando per scontato che l'altro faccia lo stesso.
L'uso delle rivelazioni personali è un argomento molto discusso.
Alcuni professionisti ritengono che tali informazioni possano creare problemi nella relazione terapeutica, altri sostengono invece che è nel come viene posta l'auto-rivelazione al ragazzo che fa la differenza. Io mi sento più in sintonia con questa prospettiva e sono convinta che le auto-rivelazioni possano rivelarsi particolarmente utili nel lavoro con gli adolescenti.
Un'altra strategia di comunicazione utile per comunicare con gli adolescenti è l'utilizzo nella conversazione delle metafore. La metafora è una strategia usata per esprimere un concetto sotto un altra forma offrendo una descrizione alternativa. Questa strategia può essere utilizzata per diversi scopi e prima di tutto può incrementare l'interesse migliorando quindi il processo di cooperazione. Può poi essere molto utile per stimolare l'insight e per indicare soluzioni ai problemi favorendo e promuovendo cambiamenti significativi. Può inoltre creare un'atmosfera serena adatta alla comunicazione.
Anche l'umorismo è un aspetto importante della comunicazione con l'adolescente e può, al contempo, avere diverse funzioni.
L'umorismo può servir ad alleggerire la conversazione creando un clima più disteso, ma anche essere il veicolo per riconoscere le assurdità della vita, guadagnando una realtà basata su una prospettiva diversa. Suggerendo una soluzione ridicola si può inoltre sollecitare l'adolescente a ricercare creativamente alternative nuove e anche a rendere le interpretazioni di eventi passati accettabili.
Ha inoltre l'importante funzione di rafforzare la relazione.
Quando si riesce a indurre il proprio interlocutore a sorridere di sé si è già ottenuto un buon risultato dato che chi riesce a dis-identificarsi pur momentaneamente da un proprio problema e a coglierne gli aspetti umoristici, può riuscire a diminuire l'intensità con cui questa vicenda è vissuta, vederla dall'esterno e riuscire a cogliere soluzioni prima insospettate.
E' molto importante però utilizzare l'umorismo nei modi e tempi giusti, non ferendo la sensibilità del ragazzo.
Un ultimo aspetto su cui ci tengo a soffermarmi è l'utilizzo di domande dirette.
Negli incontri con gli adulti in generale sono poco utilizzate per il rischio di far degenerare il colloquio in un interrogatorio.
I ragazzi però, oltre ad utilizzare prevalentemente e quindi ad accettare questo tipo do modalità comunicativa, hanno anche bisogno di essere maggiormente sollecitati per mantenerne vivo l'interesse.
Alcune domande aperte sembrano particolarmente adatte per il lavoro con gli adolescenti, come ad esempio domande fatte ai giovani per aumentare la loro consapevolezza riguardo i propri sentimenti ed emozioni, domande sulle scelte del passato, del presente, del futuro, domande mirate alla ricerca di eccezioni, domande orientate a uno scopo, che cercano di sollecitare il pensiero di come le cose potrebbero andare diversamente o ancora domande transazionali, quelle poste per aiutare a dare un ruolo dinamico alla conversazione o a cambiare il tema della conversazione.
Quest'ultimo tipo di domande, quelle transazionali, sono particolarmente adatte con i ragazzi, in quanto ricalcano bene la continua digressione (il cambiar spesso discorso) che caratterizza le loro conversazioni; quando i giovani parlano infatti il tema centrale della conversazione è spesso abbandonato e poi ripreso.
Le digressioni sono utili anche perché possono servire a prendere le distanze da ciò che si prova, cambiando argomento.
Se i ragazzi si sentono liberi durante il colloquio di deviare l'argomento quando vogliono, l'incontro potrà apparire meno minaccioso e più sereno.
Conclusioni
Si manifestano sostanziali differenze nel modo in cui parlano e interagiscono i ragazzi rispetto agli adulti.
Il modo in cui gli adolescenti parlano è infatti intrinsecamente legato alla loro ricerca di identità e appartenenza. La lingua diventa un mezzo potente attraverso il quale possono esplorare chi sono e come si relazionano con gli altri, mentre allo stesso tempo riflette le dinamiche sociali e culturali in continua evoluzione che caratterizzano la loro vita quotidiana.
Da parte dei terapeuti che lavorano coi i ragazzi, comunicare con loro richiede una comprensione approfondita delle loro esigenze e un'abilità nell'adattare lo stile comunicativo per incontrare tali esigenze. Fornire supporto emotivo ed essere in grado di stabilire un rapporto di fiducia sono infatti elementi fondamentali per un lavoro efficace assieme agli adolescenti.
Scritto da
Dr.ssa Elizabeth Moore, Psicologa
Bibliografia
Telleschi R., Torre G., Il primo colloquio con l'adolescente, Esperienze nei diversi contesti istituzionali, Cortina Ed, 1988
Speltini G:, Minori, disagio e aiuto psicosociale, Ed. Il Mulino, 2005
Palmonari A. Manuale di psicologia dell'adolescenza, Ed. Il Mulino, 1977
Danesi M. Adolescent language as affectively coded behavior: findings of abservational research project, 1989
Barker P., Il colloquio clinico con bambini e adolescenti, Ed Astrolabio, 1990
RISORSE ESTERNE
Se desideri approfondire ulteriormente la comunicazione con gli adolescenti e trovare articoli e studi pertinenti, considera queste importanti risorse accademiche e istituzionali internazionali che offrono un'ampia panoramica sulle ricerche e i trattamenti più recenti.
American Psychological Association Fornisce articoli e risorse sulla psicologia adolescenziale, compresi studi sulla comunicazione e le relazioni con i genitori.Link: American Psychological Association
Child DevelopmentQuesta rivista pubblica ricerche originali su tutti gli aspetti dello sviluppo infantile e adolescenziale, inclusi studi sulle dinamiche comunicative.Link: Child Development
The National Institute of Mental HealthOffre risorse sui disturbi mentali negli adolescenti, che possono influenzare la comunicazione e le interazioni.Link: National Institute of Mental Health