top of page
Immagine del redattoredr.ssa Elizabeth Moore

La volontà di chiedere aiuto


Un'immagine suggestiva di foglie marroni in autunno, illuminate da un'alba dorata, simboleggiando la trasformazione e la speranza nella volontà di chiedere aiuto

...e la voglia di cambiamento


La volontà di chiedere aiuto è una caratteristica essenziale senza cui, in taluni casi, qualsiasi movimento verso lo stare meglio può essere impedito sin dai suoi primi passi.


Le emozioni

Le emozioni sono le forze che avvicinano le persone (affetto, amore).

Uno dei vantaggi cruciali del saper riconoscere e gestire le emozioni ( chiamata tecnicamente competenza emotiva) è che aiuta la gente a sviluppare e mantenere forti reti sociali.

Ha senso intuitivo poi che la competenza emotiva porti ad un miglior supporto sociale e questo può portare a sua volta ad intenzioni superiori a cercare aiuto.

Il sostegno sociale pertanto parzialmente spiega (media) il rapporto tra competenza emotiva (il saper riconoscere e gestire le emozioni) e l'intenzione di chiedere aiuto agli altri.


Volontà e disponibilità al cambiamento

Se la volontà di chiedere aiuto appare come un primo passo, per poter poi mettere in atto quest’ultimo è necessario tener conto della volontà e della disponibilità effettiva al cambiamento.


In questo caso ci vengono in aiuto gli studi di Prochaska e Di Clemente, i quali hanno studiato la

disponibilità delle persone al cambiamento e hanno delineano l’atteggiamento del soggetto. suddividendoli tra:

persone in precontemplazione, persone in contemplazione, coloro che sono stati definiti in azione e quelli in manutenzione.


Vediamo quindi assieme questi diversi atteggiamenti nei confronti del cambiamento, e quanto possano influire in terapia.


Gli individui nella fase di precontemplazione sono inconsapevoli del problema o non hanno alcun desiderio di cambiare il comportamento e possono arrivare in terapia, magari perchè consigliati o accompagnati, credendo di non avere un problema, non essendone consapevoli, negando il problema stesso. Queste persone sono spesso resistenti al cambiamento, ed è più probabile che terminino prematuramente la terapia.

Coloro che sono in fase di contemplazione invece sono consapevoli del problema, sono interessati a determinare se il problema può essere risolto, ma non hanno preso nessuna decisione formale per cambiare effettivamente.

Le persone che si trovano nella fase di azione invece hanno cominciato a cambiare il proprio comportamento, ma non sono ancora riusciti a raggiungere il livello di cambiamento desiderato. Questi individui sono pronti a impegnarsi attivamente.

In fase di manutenzione infine i clienti hanno già fatto cambiamenti nei settori problematici e possono cercare consiglio per evitare la ricaduta o per consolidare i risultati raggiunti .

Le fasi sono legate al problema specifico: un cliente può essere pronto per l'azione riguardo ad un problema, ma essere ancora in una fase di contemplazione per un altro .


E’ evidente come sia auspicabile che le persone siano ad uno stadio superiore di cambiamento e come, in caso contrario, sia necessario lavorare perché questi siano raggiunti.


Se questi dati sono importanti per quanto riguarda gli adulti, ancor più dovranno essere tenuti in dovuto conto lavorando con un gruppo come gli adolescenti, i quali spinti dai moti dell’indipendenza, potrebbero intensificare la resistenza al cambiamento.

I ragazzi infatti che non sono ancora pronti ad accettare che il cambiamento sia necessario (precontemplazione) possono essere più risentiti rispetto agli adulti per qualsiasi perdita di controllo percepita sugli obiettivi o i compiti del processo di consulenza.


Studi Effettuati

Molti studi hanno indagato la volontà di chiedere aiuto, e sono stati identificati un certo numero di fattori che contribuiscono al comportamento di ricerca di aiuto.


La richiesta stessa di aiuto è un atto che può creare imbarazzo e le persone lo descrivono spesso come un momento di disagio, se non imbarazzante. Un peso importante nella ricerca di aiuto sembra essere il bisogno di evitare il disagio derivante dal rifiuto.

In questo modo, chi cerca aiuto è motivato a cercare negli altri indici che possano segnalare se la persona acconsentirà o meno alla richiesta.

Le ricerche in questo campo indicano però come le persone sbaglino nel predire il comportamento altrui e tendano a sottostimare la probabilità che sia accettata la richiesta di aiuto, sovrastimando invece la probabilità che saranno trattati duramente dalle altre persone (Flynn e Lake, 2008).


Ciarrochi e colleghi (2002) hanno effettuato una ricerca con un campione di adulti che ha indagato più in dettaglio la competenza emotiva, cioè la capacità o meno di saper gestire le emozioni come fattore determinante nella ricerca di aiuto.


Hanno scoperto che le persone che erano meno abili a gestire le emozioni, quelle quindi con bassa competenza emotiva , erano anche meno propense a cercare aiuto da una varietà di fonti.


Ciarrochi e colleghi (2003) hanno poi replicato questo studio con un campione di adolescenti: 217 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 16 anni provenienti da una scuola privata cristiana in Australiana. Per effettuare questo studio sono stati somministrati ai ragazzi diversi questionari di autovalutazione: i temi indagati si riferivano all’identificazione dei sentimenti interni, alle competenze emotive e alle intenzioni di ricerca di aiuto. Successivamente sono stati analizzati i risultati ed esaminate le intercorrelazioni tra le variabili.

I risultati hanno indicato come gli adolescenti che sono emotivamente più competenti hanno la più alta intenzione di chiedere aiuto, al contrario quelli con una competenza emotiva più bassa sono quelli che hanno le intenzioni più basse a cercare aiuto da fonti informali (cioè, famiglia e amici) e da alcune fonti formali (ad esempio, i professionisti della salute mentale) e le intenzioni più alte di non chiedere aiuto a nessuno.

Questo studio ha inoltre supportato il ruolo del sostegno sociale come mediatore della competenza emotiva.

La disponibilità di sostegno sociale è stata identificata come fattore importante nel determinare la richiesta o meno di aiuto.


Conclusioni

Come abbiamo visto la volontà o meno di chiedere aiuto è determinata da tanti fattori che vanno dalle emozioni provate, alla capacità o meno di saperle riconoscere e gestire, alla reale volontà di cambiare, il tutto all'interno di quelle che sono le esperienze personali che hanno segnato la nostra vita.




 Scritto da

 Dr.ssa Elizabeth Moore, Psicologa


 


 



Bibliografia

  • Daniel Goleman, Intelligenza emotiva,1996,Edizioni Rizzoli

  • James O. Prochaska, John C. Norcross, Carlo C. DiClemente, Cambiare: Un programma rivoluzionario in sei fasi per eliminare le abitudini negative e migliorare la vita, 2008, Ed. Tecniche Nuove

  • Richard Lazarus, Susan Folkman, Stress, valutazione e gestione della vita quotidiana, 1999, Ed.Erickson


RISORSE ESTERNE

Se desideri approfondire ulteriormente il tema della volontà di chiedere aiuto e trovare articoli e studi pertinenti, considera queste importanti risorse accademiche e istituzionali italiane e internazionali:


  1. World Health Organization (WHO)Offre linee guida sulla salute mentale e l'importanza di chiedere aiuto in caso di difficoltà.Link: World Health Organization


  2. National Institute of Mental Health (NIMH)Fornisce risorse e informazioni su vari disturbi mentali e l'importanza di cercare supporto.Link: National Institute of Mental Health


  3. American Psychological Association (APA)Propone articoli sul benessere mentale e l'importanza di chiedere aiuto, soprattutto durante periodi di stress.Link: American Psychological Association


  4. Journal of Counseling PsychologyPubblica ricerche su pratiche di counseling e l'importanza di chiedere aiuto in situazioni difficili.Link: Journal of Counseling Psychology




La Manipolazione
bottom of page