Dal greco "an" privazione, mancanza ed "orexis" appetito
L'anoressia mentale, o anoressia nervosa, è una tra le patologie psichiche più diffuse nel nostro contesto socio-culturale, che si manifesta e caratterizza in una ricerca implacabile di eccessiva magrezza.
Anche se il termine "anoressia" potrebbe trarre in confusione (dal greco "an" privazione, mancanza ed "orexis" appetito), sappiamo oggi che nella malattia l'ingestione di cibo risulta drasticamente ridotta, ma ciò non è dovuto allo scarso appetito del soggetto.
Nonostante infatti i pazienti siano assillati dal pensiero del cibo e del mangiare, si autoimpongono di non nutrirsi, ed ogni trasgressione a questa regola la considerano un vergognoso lassismo, da cui scaturiscono enormi sensi di colpa.
Il soggetto si sente insicuro, inadeguato, incapace di affrontare la vita. Non essendo in grado di sperimentare se stesso nei rapporti interpersonali, tenta di trasportare tale potere nel rapporto intra-personale, concentrandosi sul proprio corpo. In questo modo tenta di tradurre il suo malessere in qualcosa di definito su cui poter esercitare un controllo. Il rifiuto del cibo rappresenta quindi solo il sintomo di un problema profondo.
Diffusa particolarmente tra gli adolescenti dei paesi occidentali, oggi si manifesta in età sempre più precoci, e può già evidenziarsi in fine latenza \ pre-adolescenza. Interessa prevalentemente la popolazione femminile (dal 90 al 97% dei casi).
Tra i sintomi fisici riscontrati i più frequenti sono: una perdita di peso di oltre il 25%, amenorrea, iperattività ed ipotermia. In percentuali che variano dal 10 al 20% la malattia è letale.
Nella patogenesi sono stati individuati fattori predisponenti ed indicatori predittivi di rischio, che sono raggruppabili in tre aree principali:
fattori individuali, che nel complicato rapporto col corpo esprimono una complessiva difficoltà di crescita,
fattori socio-culturali, che si riferiscono alle profonde trasformazioni del ruolo della donna (in una società che mette in vetrina corpi eternamente giovani ed efficienti),
e fattori legati all'ambiente famigliare - Puoi leggere anche: "Famiglia e Confini"
Fino agli anni '60 la famiglia nucleare, e quella estesa che includeva anche i nonni, costituivano la famiglia per eccellenza nella cultura occidentale. Oggi, nuove tipologie familiari sono in costante crescita (si pensi alle famiglie formatesi dopo lo scioglimento di una precedente unione coniugale, che spesso porta con sé i figli dei precedenti matrimoni; alle ragazze madri; alle convivenze…).
La nostra cultura considera spesso queste famiglie come "problematiche", "devianti" e, altrettanto spesso, tende a sottovalutare le difficoltà che anche la famiglia "tradizionale" può incontrare.
E', invece, proprio in famiglie considerate socialmente "ideali", che si sviluppa più frequentemente questa patologia.
CENNI STORICI
E' possibile, ed anche abbastanza intuibile dalla storia della psichiatria, che si siano verificati casi di anoressia mentale in ogni tempo.
Le poche descrizioni rimaste parlano dell'anoressia (come perdita di appetito) attribuendo un certo valore ai fattori nervosi.
Si deve riconoscere che la priorità del contributo sull'argomento, ed il primo caso citato nella letteratura medica, spetta all'inglese Richard Morton.
Questo medico del XVII secolo è stato il primo a descrivere concretamente molti dei sintomi tipici dell'anoressia nervosa, e a distinguerli chiaramente dalla vaga diagnosi di morte per consunzione o dalla sintomatologia specifica della tubercolosi.
Nel suo trattato del 1689 egli chiamò con il termine "atrophia sen phtysis nervosa" una consunzione del corpo senza febbre né tosse né respirazione alterata, ma accompagnata da perdita di appetito e cattiva digestione. In questo descriveva le condizioni di una giovane di 21 anni, malata da 2, che era arrivata da lui in cura nel 1689. Morton evidenziò un rifiuto quasi totale del cibo, un estremo dimagrimento, stitichezza, amenorrea, ed il rifiuto verso qualunque forma di cura. Il Dottore inglese arrivò alla conclusione che la causa di questa consunzione dovesse essere ricercata nel sistema nervoso centrale, e più precisamente nelle "sofferenze morali e nelle preoccupazioni". La ragazza dopo soli tre mesi peggiorò e morì.
Dobbiamo però arrivare alla seconda metà del diciannovesimo secolo per avere una descrizione della malattia come un disordine patologicamente determinato.
Ne furono autori il clinico parigino Charles E. Lasègue, e l'inglese William W. Gull.
Lasègue pubblicò una ampia relazione, basata su 8 casi da lui seguiti, di ciò che chiamò "anorexie hysterique". Secondo Lasègue la causa principale della malattia era una perversione intellettuale dovuta ad una emozione inconfessata o tenuta nascosta dal paziente.
Si dovettero aspettare però gli anni '30 per riconoscere nella malattia una base psichica. Una volta ristabilito ciò, si ebbe un grande dilagare di nuove pubblicazioni, senza però che questo avesse diminuito la confusione in materia.
Sigmund Freud, pur non occupandosi specificatamente dell'anoressia, la apparentò alla malinconia, definendola "malinconia in una sessualità non sviluppata". Vedeva la compromissione della pulsione di nutrizione che esprime il rifiuto della sessualità , in quanto l'organismo non è riuscito a padroneggiare l'eccitamento sessuale.
Qualche anno più tardi l'italiana Mara Selvini Palazzoli individuò nelle anoressiche una idea dominante di annullamento corporeo per mezzo del rifiuto del bisogno orale, e quindi un tentativo dell'Io di acquisire potenza e valore.
Hilde Bruch, che è stata una tra le maggiori autorità in questo campo, ha messo in rilievo i grandi temi dell'identità, dell'autonomia e della perfezione. Per la Bruch l'elemento discriminante che distingue l'anoressia primaria da qualsiasi altra forma atipica, è la "ricerca implacabile della magrezza", che coincide anche con lo scopo fondamentale del paziente. Questa ricerca esprimerebbe la lotta disperata per raggiungere la propria autonomia ed identità. Nella sua prospettiva della teoria dello sviluppo, l'educazione normale permette al bambino di "condizionare" se stesso nel distinguere la fame dagli altri bisogni. Questo purtroppo non esiste nella relazione anoressica.
Conclusioni
In conclusione l'anoressia mentale rimane una sfida complessa nel panorama della salute mentale contemporanea. Attraverso la storia e la cultura, abbiamo compreso meglio le sue radici psicologiche e sociali. Tuttavia, la sua diffusione tra gli adolescenti e non solo, e la sua gravità richiedono un impegno costante nella ricerca e nella pratica clinica. È essenziale adottare un approccio olistico e multidisciplinare per affrontare efficacemente questo disturbo, garantendo sostegno e trattamenti mirati a coloro che ne sono affetti.
Scritto da
Dr.ssa Elizabeth Moore, Psicologa
Bibliografia
Bell Rudolph, La santa anoressia, Laterza, Roma, 1987
Bruch Hilde, Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli, Milano, 1982
Bruch Hilde, Anoressia, Raffaello Cortina, Milano, 1988
Montecchi Francesco, Anoressia mentale dell'adolescenza, Franci Angeli, Milano, 1994
RISORSE ESTERNE
Alcune risorse utili per approfondire il tema dell'anoressia mentale:
National Eating Disorders Association (NEDA)Organizzazione che offre risorse educative e di supporto sui disturbi alimentari, con un focus specifico sull'anoressia e le sue implicazioni psicologiche.Link: NEDA
Associazione Italiana Disturbi dell'Alimentazione e del Peso (AIDAP)AIDAP fornisce informazioni sulla diagnosi e sul trattamento dell'anoressia, con un focus sui metodi terapeutici utilizzati in Italia.Link: AIDAP
World Health Organization (WHO)L'OMS fornisce linee guida globali per la prevenzione e il trattamento dei disturbi alimentari, con dati epidemiologici e consigli clinici sull'anoressia.Link: WHO
Academy for Eating Disorders (AED)L'AED pubblica ricerche e offre risorse educative su come riconoscere e trattare i disturbi alimentari, compresa l'anoressia mentale.Link: Academy for Eating Disorders
Centro per la Cura dei Disturbi Alimentari "Palazzo Francisci"In Italia, questo centro offre servizi specifici per la cura dell'anoressia mentale con un approccio multidisciplinare.Link: https://etabtodi.it/contenuti/252779/centro-disturbi-comportamento-alimentare-palazzo